Antichi resti dei primi carmelitani

Antichi resti dei primi carmelitani

Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

Beata Vergine Maria del Monte Carmelo
"Gli è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron" Is 35,2.

venerdì 14 ottobre 2011

Conoscere le Scritture

“Chi dite che io sia?”

CONOSCERE LE SCRITTURE E’CONOSCERE CRISTO …

Se vuoi conoscere meglio il Signore e la sua Parola, sei invitato

ogni mercoledì alle ore 18.30
(con l’ora solare l’orario è alle 17.30)


nella chiesa di sant’Antonio Abate

dei P.P. Carmelitani

a Palestrina

per un approfondimento del vangelo

della domenica successiva.

Ti aspettiamo!!!


martedì 2 agosto 2011

Messaggio della Regina della Pace del 2 Agosto 2011

Cari figli,
oggi vi invito a rinascere nella preghiera ed a diventare con mio Figlio, attraverso lo Spirito Santo, un nuovo popolo.
Un popolo che sa che se perde Dio ha perso se stesso.
Un popolo che sa che, nonostante tutte le sofferenze e le prove, con Dio è sicuro e salvo.
Vi invito a radunarvi nella famiglia di Dio ed a rafforzarvi con la forza del Padre.
Come singoli, figli miei, non potete fermare il male che vuole regnare nel mondo e distruggerlo.
Ma per mezzo della volontà di Dio tutti insieme con mio Figlio potete cambiare tutto e guarire il mondo.
Vi invito a pregare con tutto il cuore per i vostri pastori, perché mio Figlio li ha scelti.
Vi ringrazio

mercoledì 6 luglio 2011

Novena Madonna del Carmine

Domani 7 luglio inizia la novena alla Madonna del Carmelo.
Ve la inviamo per pregare insieme Maria, Madre di Gesù e Madre nostra,
affinchè ci accompagni e vegli sul nostro cammino.
Unione di preghiera.
le carmelitane

Primo giorno 7 luglio
Maria, esempio d'accoglienza
In ascolto alla Parola: L'Annunciazione (Lc 1, 26-38)

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della
Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della
casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando
da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con
te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso
avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria,
perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai
alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio
dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e
regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà
fine".
Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco
uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di
te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che
nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche
Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e
questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è
impossibile a Dio ". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva
del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo
partì da lei.

Riflessione: I vangeli iniziano con il presentarci Maria come la donna che
accoglie il progetto di Dio. In atteggiamento di preghiera, ella ascolta,
medita, acconsente e risponde di "si" a Dio che chiama. In una
parola accoglie. E quest'accoglienza genera in lei la Vita. "E il
Verbo si fece carne".

In preghiera: Santa Maria, donna accogliente, rendici tuoi imitatori ed
imitatrici, perché possiamo generare ogni giorno Gesù nelle situazioni di
vita che ci troviamo a vivere.
Santa Maria, donna accogliente, insegnaci a meditare la Parola di Dio così
come facevi tu, perché in ogni momento della nostra vita sappiamo
accoglierla e lasciarci guidare da lei.
Santa Maria, fiore del Carmelo, ascolta la nostra preghiera.

Mi impegno a leggere una pagina del Vangelo e a rifletterci sopra per
cercare di scoprire quel che Dio vuole da me nella mia vita di ogni giorno.
Leggiamo insieme il Magnificat.

Fiore del Carmelo
o vite in fiore,
splendor del cielo,
tu solamente
sei Vergine e Madre.
Madre dolcissima,
sempre illibata,
ai tuoi devoti
dà protezione,
stella del mare.

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Secondo giorno 8 luglio
Maria, splendida nel servizio
In ascolto alla Parola: La visitazione (Lc 1, 39-45)

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in
fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò
Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le
sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a
gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo
grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena
la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di
gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento
delle parole del Signore".

Riflessione: Subito dopo aver ricevuto l'annuncio dall'angelo, la
Madre del Signore, parte per andare a trovare sua cugina Elisabetta,
anziana, che attende un bambino. Il Vangelo ci dice che parte in fretta
per andare a mettersi a servizio di chi ha bisogno. La Vergine non si
"monta la testa" perché in lei si compirà la speranza
d'Israele, ma, nell'umiltà più completa, parte per andare a
prestare il suo servizio nei piccoli e semplici lavori di casa.

In preghiera: Madre Maria, esperta nel servizio, aiutaci a capire che è
solo nella dimensione dell'essere servi gli uni degli altri che
possiamo essere dei veri seguaci di tuo Figlio.
Madre Maria, esperta nel servizio, rendici capaci di essere sempre
disponibili verso coloro che ogni giorno incontriamo nel nostro cammino.
Madre Maria, o Vite fiorita, aiutaci a gareggiare nella carità vicendevole

Mi impegno a rendere un servizio alle persone che mi sono accanto. E per
imitare la Vergine Maria cercherò di essere più servizievole nei confronti
di quelle persone che incontro sul mio cammino.
Leggiamo insieme il Salmo 22.


Fiore del Carmelo
o vite in fiore,
splendor del cielo,
tu solamente
sei Vergine e Madre.
Madre dolcissima,
sempre illibata,
ai tuoi devoti
dà protezione,
stella del mare.

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Terzo giorno 9 luglio
Maria, madre che ci riveste dello scapolare
In ascolto alla Parola: La nascita (Lc 2, 1-20)

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il
censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era
governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare,
ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della
famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea
alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con
Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo,
si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio
primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non
c'era posto per loro nell'albergo.
C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte
facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò
davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono
presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: "Non temete,
ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è
nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo
per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una
mangiatoia". E subito apparve con l'angelo una moltitudine
dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel
più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama".
Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori
dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo
avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". Andarono dunque
senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva
nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era
stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i
pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose
meditandole nel suo cuore.
I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello
che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

Riflessione: L'evangelista Luca ci tramanda il gesto affettuoso e
materno di Maria che avvolge di fasce il piccolo Gesù. Un gesto che ogni
madre ha fatto, in segno di protezione e di cura. Anche noi siamo
rivestiti di fasce da Maria, nostra Madre e Sorella: attraverso lo
Scapolare ella si prende cura di noi, ci protegge. Ci fascia per farci
cresce forti e robusti alla scuola di suo Figlio.

In preghiera: Vergine Madre, che rivesti di fasce il tuo Gesù, insegnaci ad
essere sempre piccoli per lasciarci "portare in braccio" dal
buon Dio.
Vergine Madre, che rivesti di fasce il tuo Gesù e noi, aiutaci a rivestirci
di tuo Figlio, per essere ogni giorno segno dell'amore di Dio.
Vergine Maria, Splendore del cielo, stringici tutti sotto il tuo manto.

Mi impegno a rivestirmi dello Scapolare per testimoniare anche esternamente
il mio amore a Gesù e a Maria. Soprattutto voglio che lo Scapolare mi
ricordi di vivere ogni giorno alla scuola di Gesù, sull'esempio della
Vergine.
Leggiamo insieme il Salmo 143 (142).

Fiore del Carmelo
o vite in fiore,
splendor del cielo,
tu solamente
sei Vergine e Madre.
Madre dolcissima,
sempre illibata,
ai tuoi devoti
dà protezione,
stella del mare.

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Quarto giorno 10 luglio
Maria, donna contemplativa
In ascolto alla Parola: La visita dei magi (Mt 2, 1-12)

Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi
giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: "Dov'è il re dei
Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per
adorarlo". All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e
con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi
del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il
Messia. Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto
per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il
più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà
il mio popolo, Israele.
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da
loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme
esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e,
quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad
adorarlo".
Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano
visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il
luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una
grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua
madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli
offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non
tornare da Erode, per un`altra strada fecero ritorno al loro paese.

Riflessione: Cosa avranno pensato Maria e Giuseppe nel vedersi davanti
questi uomini misteriosi che vengono da lontano per vedere il loro Gesù?
Eppure il Figlio di Dio si è fatto uomo per tutti, anche per questi
"lontani". Maria lo capisce subito e anche a loro fa vedere
Gesù. Maria è la vera contemplativa, cioè colei che sa vedere la realtà
con gli occhi di Dio. E noi? Siamo contemplativi? Riusciamo a vedere la
realtà così come la vede Dio? Siamo capaci di donare Gesù alle persone che
incontriamo, siano esse conosciute o meno, connazionali o stranieri,
ricchi o poveri?

In preghiera: Beata Maria, donna contemplativa, insegnaci a conservare nel
nostro cuore le situazioni di ogni giorno per poi impegnarci a vederle con
gli occhi di Dio.
Beata Maria, donna contemplativa, insegnaci a vedere in color che
incontriamo il volto del tuo Figlio e a non fare nessun tipo di
discriminazione.
Beata Maria, Vergine e Madre, portaci tutti a Gesù.

Mi impegno a non giudicare le persone che incontro durante il giorno, ma a
vedere in ognuno di loro il volto del Signore.
Leggiamo insieme il Salmo 130.


Fiore del Carmelo
o vite in fiore,
splendor del cielo,
tu solamente
sei Vergine e Madre.
Madre dolcissima,
sempre illibata,
ai tuoi devoti
dà protezione,
stella del mare.

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Quinto giorno 11 luglio
Maria, signora dell'offerta
In ascolto alla Parola: La presentazione al tempio (Lc 2, 22-32)

Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè,
portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto
nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e
per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come
prescrive la Legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato
di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era
sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza
prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si
recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per
adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: "Ora
lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola;
perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a
tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo
Israele".

Riflessione: Proviamo ad essere spettatori di quest' episodio: Maria,
Giuseppe e Gesù, una famiglia, che si reca al tempio per offrire il bimbo
al Signore. Se vogliamo tradurlo in termini della nostra cultura è un
po' come quando la famiglia si prepara per portare il bimbo al
battesimo. Sarà capitato tante volte anche a noi di partecipare ai
festeggiamenti. Cerchiamo, però, di scrutare il cuore della Madre: ella
offre con tutto il suo cuore a Dio il Bimbo che è nato da lei. Siamo
capaci di imitarla nella nostra vita di ogni giorno?

In preghiera: Figlia di Sion, signora dell'offerta, circoncidi il
nostro cuore perché possa appartenere tutto a Gesù.
Figlia di Sion, signora dell'offerta, libera i nostri cuori perché
senza paura possano essere solo di Sua proprietà.
Figlia di Sion, Madre mite, rendi il nostro cuore simile al tuo.

Mi impegno a staccarmi da qualcosa a cui sono molto legato e a farne dono
alla persona che mi sta particolarmente antipatica. Questo per imitare la
Madre del Signore che ha offerto il Suo Figlio con cuore puro.
Leggiamo insieme il Salmo 103 (102).

Fiore del Carmelo
o vite in fiore,
splendor del cielo,
tu solamente
sei Vergine e Madre.
Madre dolcissima,
sempre illibata,
ai tuoi devoti
dà protezione,
stella del mare.

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Sesto giorno 12 luglio
Maria, infaticabile cercatrice di Dio
In ascolto alla Parola: Il ritrovamento nel tempio (Lc 2, 41-50)

I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di
Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo
l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la
via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i
genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una
giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i
conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori,
mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano
erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al
vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci
hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". Ed
egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo
occuparmi delle cose del Padre mio?". Ma essi non compresero le sue
parole.

Riflessione: Maria e Giuseppe sono angosciati per la perdita del loro
Figlio, Gesù. Si mettono in viaggio per cercarlo e lo trovano dopo tre
giorni. Anche dalla nostra vita sembra che a volte Gesù si nasconde e ci
lascia soli. E noi che facciamo? Ci disperiamo? Ci rivolgiamo ad altri
beni? O ci mettiamo in viaggio per trovare Gesù e non perderlo più? Maria
e Giuseppe ci insegnano ad essere degli infaticabile cercatori di Dio,
perché egli ci ha fatti per lui, e il nostro cuore è inquieto finché non
riposa in lui (S. Agostino).

In preghiera: Dolce Maria, infaticabile cercatrice di Dio, dacci la stessa
forza che hai avuto tu nel cercare il tuo Gesù che si era perso nel tempio.
Dolce Maria, infaticabile cercatrice di Dio, guida i nostri passi perché
nel cammino della vita possiamo sempre seguire Gesù, faro che ci illumina.
Dolce Maria, Madre pura, sii nostra fedele compagna nel viaggio verso Gesù.

Mi impegno a pregare di più nei momenti nei quali mi sembra che Gesù mi
abbia abbandonato.
Preghiamo insieme il Salmo 22 (21).

Fiore del Carmelo
o vite in fiore,
splendor del cielo,
tu solamente
sei Vergine e Madre.
Madre dolcissima,
sempre illibata,
ai tuoi devoti
dà protezione,
stella del mare.

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Settimo giorno 13 luglio
Maria, vergine dell'ascolto
In ascolto alla Parola: Beato il seno da cui hai preso il latte (Lc 11,
27-28)

Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse:
"Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il
latte!". Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la
parola di Dio e la osservano!".

Riflessione: Può sembrare che Gesù sminuisca il ruolo di Maria,
preferendola ai suoi discepoli. Eppure se ben leggiamo il testo notiamo
che Gesù elogia proprio la sua Mamma. Ella è la donna che ascolta la
Parola di Dio e la mette in pratica ogni momento. E' una discepola
attenta, che custodisce nel suo cuore le parole del Figlio suo e giorno
dopo giorno le mette in pratica. Ella ci indica la strada perché anche noi
facciamo lo stesso, se vogliamo essere suoi veri devoti.

In preghiera: Madre bella, vergine dell'ascolto, apri il nostro cuore
perché sappiamo ascoltare le parole del Figlio tuo.
Madre bella, vergine dell'ascolto, apri il nostro cuore e il nostro
intelletto perché sappiamo ascoltare le parole del Figlio e le mettiamo in
pratica.
Madre bella, pura di cuore, rendici forti nei nostri propositi.

Mi impegno ad ascoltare la Parola di Dio quando viene proclamata in chiesa
con molta attenzione. Mi impegno, anche, ad ascoltare Dio che mi parla
attraverso le persone che incontro nel corso della giornata.
Preghiamo insieme il Salmo 1.

Fiore del Carmelo
o vite in fiore,
splendor del cielo,
tu solamente
sei Vergine e Madre.
Madre dolcissima,
sempre illibata,
ai tuoi devoti
dà protezione,
stella del mare.


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Ottavo giorno 14 luglio
Maria, madre sotto la croce
In ascolto alla Parola: Sotto la croce (Gv 19, 25-27)

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria
di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a
lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il
tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!".
E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

Riflessione: Giovanni ci dice che sotto la croce di Gesù stavano Maria e
Giovanni. Maria - la madre - Giovanni - il discepolo prediletto. La
Vergine Madre sta in piedi sotto la croce: da' forza a suo Figlio
perché giunga alla sua ultima ora. Questo brano biblico - caro al cuore di
ogni carmelitano - ci insegna che nel momento del dolore non siamo soli,
Maria e Gesù sono con noi. E ci ricorda anche che il Signore, morendo, ci
ha fatto dono della sua mamma come bene prezioso. Con la nostra vita
cerchiamo di essergli riconoscenti!

In preghiera: Maria, madre sotto la croce, sii accanto a noi nelle nostri
croci quotidiane perché, come te, sappiamo stare in piedi per accettare ed
offrire il nostro dolore.
Maria, madre sotto la croce, apri il nostro cuore perché sappiamo
accoglierti in ogni momento, il dono che Gesù ci ha fatto morendo.
Maria, madre che proteggi i tuoi figli, sii la nostra guida nella vita
quotidiana.

Mi impegno a farmi prossimo per qualche persona che sta soffrendo,
fisicamente o spiritualmente.
Preghiamo insieme il Salmo 8.

Fiore del Carmelo
o vite in fiore,
splendor del cielo,
tu solamente
sei Vergine e Madre.
Madre dolcissima,
sempre illibata,
ai tuoi devoti
dà protezione,
stella del mare.

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Nono giorno 15 luglio
Maria, sorella nella comunità cristiana
In ascolto alla Parola: Con Maria la madre di Gesù (At 1, 12-14)

Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino
a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. Entrati in città
salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni,
Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo
e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e
concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre
di Gesù e con i fratelli di lui.

Riflessione: Gesù è asceso al cielo e la prima comunità cristiana si
ritrova insieme per pregare. Fra di loro c'è anche la Vergine Maria,
come Madre e Sorella. Anche nelle nostre assemble Maria prega con noi.
Facciamo si, allora, che la nostra partecipazione al mistero eucaristico
sia una partecipazione allegra e piena di vita: non siamo soli. Con noi
c'è Gesù. Con noi c'è Maria, sua e nostra Madre.

In preghiera: Santa Maria, sorella nella comunità cristiana, sii nostra
Sorella nella nostra vita e nella nostra preghiera.
Santa Maria, sorella nella nostra comunità, siediti accanto a noi e prega
con noi perché la nostra preghiera sia secondo il cuore del tuo Figlio.
Maria, Stella del mare, Madre e Sorella nel Carmelo, stringici tutti sotto
il o manto.

Mi impegno a contribuire per l'animazione della celebrazione
eucaristica domenicale della mia parrocchia, perché sia un vero momento di
gioia e di preghiera fraterna.
Preghiamo insieme il Salmo 24 (23).

Fiore del Carmelo
o vite in fiore,
splendor del cielo,
tu solamente
sei Vergine e Madre.
Madre dolcissima,
sempre illibata,
ai tuoi devoti
dà protezione,
stella del mare.

Supplica alla Madonna del Carmine per il 16 luglio

O Maria, Madre e Decoro del Carmelo, in questo giorno solenne innalziamo a
te la nostra preghiera e, con fiducia di figli, imploriamo la tua
protezione.
Tu conosci, o Vergine Santa, le difficoltà della nostra vita; volgi sopra
di esse il tuo sguardo e donaci la forza di superarle. Il titolo con il
quale oggi ti celebriamo, richiama il luogo scelto da Dio per
riconciliarsi con il popolo quando, pentito, volle ritornare a Lui. E’
stato dal Carmelo, infatti, che il profeta Elia innalzò la preghiera che
ottenne la pioggia ristoratrice dopo una lunga siccità. Fu un segno del
perdono di Dio, che il santo Profeta annunciò con gioia quando vide
levarsi dal mare la piccola nube che in breve ricoprì il cielo. In quella
nuvoletta, o Vergine Immacolata, i tuoi figli hanno visto te, che
t’innalzi purissima dal mare dell’umanità peccatrice, e che ci hai dato
con Cristo l’abbondanza di ogni bene. In questo giorno sii per noi ancora
una volta sorgente di grazie e di benedizioni. Salve, Regina.

Tu riconosci, o Madre, come simbolo della nostra devozione filiale, lo
Scapolare che portiamo in tuo onore; per dimostrarci il tuo affetto tu lo
consideri come veste tua e come segno della nostra consacrazione a te,
nella particolare spiritualità del Carmelo.
Ti ringraziamo, o Maria, per questo Scapolare che ci hai dato perché ci sia
di difesa contro il nemico della nostra anima. Nel momento della
tentazione e del pericolo ci richiami il pensiero di te e del tuo amore.
O Madre nostra, in questo giorno che ricorda la tua continua benevolenza
verso di noi, ripetiamo commossi e fiduciosi la preghiera che da secoli ti
rivolge l’Ordine a te consacrato: “Fior del Carmelo,/ o vite in fiore,/
splendore del cielo,/ tu solamente sei Vergine e Madre./ Madre mite/ e
intemerata,/ sii propizia ai tuoi devoti/ stella del mare”.
Questo giorno che ci riunisce ai tuoi piedi, segni uno slancio nuovo di
santità per tutti noi, per la Chiesa e per il Carmelo. Vogliamo rinnovare
con la tua protezione l’antico impegno dei nostri padri, perché anche noi
siamo convinti che “ciascuno deve vivere nell’ossequio di Gesù Cristo e
servire fedelmente a Lui con cuore puro e buona coscienza”. Salve, Regina.

E’ grande, o Maria, il tuo amore per i devoti dello Scapolare del Carmelo.
Non contenta di aiutarli a vivere la loro vocazione cristiana in terra, ti
prendi cura anche di abbreviare loro le pene del purgatorio, per
affrettarne l’ingresso in paradiso.
Davvero ti dimostri pienamente madre dei tuoi figli, perché ti prendi cura
di loro ogni volta che ne hanno bisogno. Mostra dunque, o Regina del
purgatorio, la tua potenza di Madre di Dio e degli uomini e soccorri
quelle anime che sentono la pena purificatrice della lontananza da quel
Dio ormai conosciuto e amato. Noi ti supplichiamo, o Vergine, per le anime
dei nostri cari e per quanti in vita furono rivestiti del tuo Scapolare,
cercando di portarlo con devozione e impegno. Ma non vogliamo dimenticare
tutte le altre anime che aspettano la pienezza della visione beatifica di
Dio. Per tutte ottieni che, purificate dal sangue redentore di Cristo,
siano ammesse quanto prima alla felicità senza fine.
Ti preghiamo anche per noi, specialmente per gli ultimi momenti della
nostra vita, quando si decide la scelta suprema del nostro destino eterno.
Prendici allora per mano, o Madre nostra, quale garanzia della grazia
della salvezza. Salve, Regina.

Vorremmo domandarti tante altre grazie, o dolcissima Madre nostra! In
questo giorno che i nostri padri hanno consacrato alla gratitudine per i
tuoi benefici, ti chiediamo di continuare a mostrarti generosa. Impetraci
la grazia di vivere lontani dal peccato. Liberaci dai mali dello spirito e
del corpo. Ottienici le grazie che ti chiediamo per noi e per i nostri
cari. Tu puoi esaudire le nostre richieste, e abbiamo fiducia che le
presenterai a Gesù, tuo figlio e nostro fratello.
Ed ora benedici tutti, Madre della Chiesa e decoro del Carmelo. Benedici il
Papa, che in nome di Gesù guida la sua chiesa. Benedici i vescovi, i
sacerdoti e quanti il Signore chiama a seguirlo nella vita religiosa.
Benedici coloro che soffrono nell’aridità dello spirito e nelle difficoltà
della vita. Illumina gli animi tristi e riscalda i cuori inariditi.
Sostieni quanti portano e insegnano a portare con frutto il tuo Scapolare
quale richiamo all’imitazione delle tue virtù. Benedici e libera le anime
del purgatorio. Benedici tutti i tuoi figli, o Madre nostra e nostra
consolatrice. Resta con noi sempre, nel pianto e nella gioia, nella
tristezza e nella speranza, ora e nel momento del nostro ingresso
nell’eternità.
Questo nostro inno di ringraziamento e di lode, diventi perenne nella
felicità del cielo. Amen.
Ave, o Maria .


Al Carmelo il 16 luglio avremo:

- ore 9 Messa
- ore 12 supplica
- ore 17 Vespri, Rosario con il canto delle Litanie
- ore 18.30 Messa

Festività Madonna del Carmine 2011

lunedì 4 luglio 2011

Messaggio del 2 Luglio 2011


“Cari figli, oggi, per la vostra unione con mio Figlio, vi invito ad un passo difficile e doloroso. Vi invito al riconoscimento completo ed alla confessione dei peccati, alla purificazione. Un cuore impuro non può essere in mio Figlio e con mio Figlio. Un cuore impuro non può dare un frutto d’amore e di unità. Un cuore impuro non può compiere cose rette e giuste, non è un esempio della bellezza dell’Amore di Dio per coloro che gli stanno attorno e che non l’hanno conosciuto. Voi, figli miei, vi riunite attorno a me pieni di entusiasmo, di desideri e di aspettative, ma io prego il Padre Buono di mettere, per mezzo dello Spirito Santo del mio Figlio, la fede nei vostri cuori purificati. Figli miei, ascoltatemi, incamminatevi con me”.



Mentre se ne andava, la Madonna ha mostrato sul lato sinistro la tenebra e sul destro una croce come in una luce dorata. Mirjana ritiene che la Madonna abbia voluto mostrare la differenza tra un cuore purificato ed uno non purificato.

domenica 3 aprile 2011

IV DOMENICA DI QUARESIMA – A

L’itinerario di fede dell’uomo nato cieco

1. Continua l’itinerario della quaresima con la pagina evangelica che traccia l’itinerario di fede dell’uomo nato cieco (Gv 9). Anche questo itinerario, come quello percorso dalla Samaritana, evidenzia la qualità battesimale-crismale della vita cristiana, la proposta di uno stile di vita alternativo, radicato nella morte e risurrezione del Signore e nel dono del suo Spirito.

2. La pagina del vangelo sottolinea subito una particolarità significativa: il passaggio di Gesù che vede «un uomo cieco dalla nascita» (Gv 9,1). Il “passaggio” allude alla Pasqua e il “vedere” è espressione del suo sguardo amante di Gesù (Mc 10,21) nel quale si riflette lo sguardo amante e appassionato di Dio per l’umanità. Ecco: l’incontro di Gesù con l’uomo cieco dalla nascita è incontro pasquale: egli riceve la grazia di poter fare Pasqua, di far compiere alla propria esistenza un “passaggio”, un “salto” di qualità (la parola “pasqua” dice sia “passare” che “saltare”).
Ecco perché la sua condizione di “uomo nato cieco” non è attribuibile al suo peccato o al peccato dei suoi genitori, ma al fatto che «in lui siano manifestate le opere di Dio», che sono opere che donano la luce, perché l’opera di Dio che compie Gesù – colui che è luce del mondo (Gv 9,5; 8,12) – consiste nell’accompagnare il nostro cammino di fede: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato» (Gv 6,29). E credere è un atto di affidamento: vuol dire affidarsi a Dio e a Cristo Gesù, fondare la propria esistenza su Dio e su Cristo Gesù.

3. Gesù inizia la sua opera di accompagnamento dell’uomo nato cieco con alcuni gesti che sono evocativi della creazione dell’uomo fatto dalla terra (Gen 2,7), dell’uomo – di ogni uomo – che per sua natura è un terroso:
— sputa per terra, che è l’umanità, rappresentata dall’uomo nato cieco;
— fa del fango con la saliva, che è la sua sapienza (Pr 2,6; Sap 9,2) e il suo Spirito (Sal 33,6);
— spalma il fango sugli occhi del cieco, che è come una unzione crismale;
— invia il cieco nato a lavarsi nella piscina di Siloe, a cui si dà il nome di “Inviato”, che evoca lo stesso Gesù, l’Inviato del Padre (Gv 9,4): è un’allusione al battesimo, all’immersione nella morte e risurrezione dell’Inviato del Padre, per rinascere a vita nuova.
In obbedienza alla parola di Gesù, l’uomo nato cieco va a lavarsi, a immergersi nella “vasca battesimale” che rappresenta l’Inviato; e venendo dalla quella immersione «ci vedeva» (Gv 9,7): per la prima volta nella sua vita quell’uomo/umanità inizia a “vedere con più attenzione” (è questo il senso del verbo). Più avanti si preciserà che a quell’uomo/umanità gli sono stati “aperti gli occhi”, e ancora, che ha “riacquistato la vista”, ma in realtà il testo dice che ha acquistato la capacità di “alzare lo sguardo”, di allargare i propri orizzonti, le proprie vedute.
Tutto questo dice in che modo quest’uomo/umanità sta vivendo la Pasqua del Signore: sta “passando” da un modo di vedere superficiale e incapace di discernimento ad un modo di vedere che sa andare in profondità, che sa discernere, da una vista chiusa ad una vista aperta, da una vista corta ad una vista più ampia, capace di allargare i propri orizzonti di vita. È veramente un “passaggio” decisivo, un salto di qualità che quest’uomo/umanità per la prima volta sta sperimentando nella sua vita.
Di fatto, noi nasciamo così: la cecità, dovuta ad uno sguardo corto che spesso si ferma alla superficie, all’epidermide, alla banalità della vita, è costitutiva della nostra esistenza umana. Perciò abbiamo bisogno che qualcuno ci educhi a vedere in modo diverso noi stessi e Dio, le nostre relazioni e la realtà che ci circonda, la storia che viviamo; abbiamo bisogno che Cristo Pastore (salmo responsoriale: Sal 23) ci educhi e ci accompagni a saper vedere con i suoi stessi occhi, che poi riflettono gli occhi di Dio, perché «l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore» (prima lettura: 1Sam 16,1.4.6-7.10-13).
Così è avvenuto all’uomo/umanità cieco dalla nascita, il quale, come un mendicante (Gv 9,8), chiedeva che qualcuno lo aiutasse a vedere diversamente; e Gesù, Luce del mondo, vedendolo con sguardo di amore, lo aiutato, rigenerandolo come “figlio della luce” (seconda lettura: Ef 5,8-14).

4. Qual è la reazione degli altri di fronte all’esperienza di quest’uomo?
I vicini non lo riconoscono, alcuni lo riconoscono, altri notano in lui una certa “somiglianza”. A questi l’uomo risponde: «Sono io». È lo stesso modo di presentarsi di Dio e di Gesù: veramente quest’uomo ha riacquistato la somiglianza con Dio e con Gesù. È diventato un “altro Cristo”, un suo discepolo.
E a somiglianza di Cristo è sottoposto ad un processo, il cui esito è l’espulsione fuori della sinagoga, come Gesù, il quale sarà crocifisso fuori della città.
Ma qui si aggiunge un fatto interessante: durante il processo cui è sottoposto, quest’uomo non si incattivisce, ma lo affronta con dignità e questo gli permette di crescere in umanità e nella fede. Infatti, prima non sa da dove viene Gesù (Gv 9,12), poi lo riconosce come profeta (Gv 9,17), poi ancora si rende conto che viene da Dio (Gv 9,33), e infine lo riconosce come Signore, si affida a lui e lo adora (Gv 9,38). Ecco l’itinerario di fede compiuto da quest’uomo, ormai cresciuto in umanità e sapienza, cresciuto, come riconoscono i suoi genitori, nella statura di uomo adulto nella fede (Gv 9,21; Ef 4,13).

Che il Signore illumini anche la nostra esistenza, affinché prendiamo le distanze da ogni sguardo superficiale, da ogni banalità e apparenza, e impariamo a vedere la vita e la storia con gli occhi di Dio, ovvero con più attenzione, con discernimento, più in profondità, aperti sempre ad alzare lo sguardo verso nuovi orizzonti.

domenica 27 marzo 2011

Le Parole Divine crescono insieme con chi le legge.



Torniamo alle origini!







III DOMENICA DI QUARESIMA – A

1. L’itinerario della quaresima è un itinerario battesimale-crismale, che nel ciclo A dell’anno liturgico viene espresso dai tre grandi segni dell’evangelo di Giovanni: il segno dell’Acqua Viva (Gv 4,1-42) – è il vangelo di questa domenica –, il segno della Luce (Gv 9,1-41) con il discorso che lo spiega (Gv 10), il segno della Vita Nuova (Gv 11). Gli altri quattro segni, che troviamo sempre nel vangelo di Giovanni, sono: il segno delle Nozze (Gv 2,1-12), il segno del Tempio-Corpo (Gv 2,13-23), il segno del Pane di Vita (Gv 6,1-15) con il discorso che lo spiega (Gv 10), il segno dell’Unzione di Betania (Gv 12,1-11).
La contemplazione di questi sette grandi segni tracciano nel vangelo di Giovanni, dal cap. 2 al cap. 12, il cammino verso l’Ora della Pasqua, cammino iniziato con quello che l’evangelista chiama «l’inizio dei segni» (Gv 2,11), ovvero il “segno archetipo”, il “segno matrice” che sta all’origine di tutti gli altri segni e li contiene tutti in sé. Così ogni segno anticipa l’Ora della Pasqua e offre la chiave interpretativa della nostra esistenza umana e cristiana sempre alla luce dell’Ora della Pasqua.
Ecco perché, collocando questi segni nell’itinerario della quaresima, dopo la contemplazione del Cristo provato (prima domenica di quaresima) e del Cristo trasfigurato (seconda domenica di quaresima), la liturgia della quaresima ci invita a riconsiderare la nostra vita cristiana come esistenza rinata dall’Acqua Viva di Cristo (terza domenica di quaresima), come esistenza illuminata dalla Luce di Cristo (quarta domenica di quaresima), come esistenza che porta in sé la grazia della Vita Nuova di Cristo, che è Vita che non muore (quinta domenica di quaresima).
Accostiamoci allora alla pagina del vangelo di questa domenica che narra dell’incontro di Cristo con la Samaritana (Gv 4,5-42), primo segno dell’Acqua Viva dell’itinerario quaresimale.

2. Gesù compie un viaggio faticoso (Gv 4,6) attraverso la Samaria. È la fatica della evangelizzazione in una terra difficile. Infatti sappiamo che i Giudei consideravano i Samaritani come degli scismatici, poiché questi si erano fatti contaminare dallo stile idolatrico dei popoli vicini, e poi sul monte Garizim avevano costruito un Tempio al Dio d’Israele in contrapposizione al Tempio di Gerusalemme. All’idolatria dei Samaritani si allude quando Gesù parla dei “mariti” della donna (Gv 6,18), ai due Templi contrapposti quando si parla dell’adorazione del Padre «su questo monte» e «a Gerusalemme» (Gv 6,20-21). Va anche detto, però, che i Samaritani sono stati i custodi del testo biblico della Torah; se i primi cinque libri della Bibbia sono arrivati a noi, lo dobbiamo proprio a loro.
La fatica di Gesù, allora, sta nel far prendere coscienza alla donna della necessità di ritornare alle sorgenti della Parola di Dio, di riesaminare la sua esistenza e di ricucire la relazione fraterna con i Giudei.

3. L’incontro con la donna, avviene al pozzo di Giacobbe. Il pozzo nella Bibbia è il luogo dove, oltre che attingere acqua, avvengono gli incontri, nascono le amicizie. gli amori. E guardando con più attenzione nei testi biblici, come ha fatto, ad esempio, Origene, ci accorgiamo che il pozzo è simbolo anche della S. Scrittura, dove si va ad attingere l’acqua viva della Parola di Dio che accompagna il cammino della vita e che sazia la nostra sete di Dio e della sua Parola, ma con una particolarità: mentre sazia la sete, nel contempo la aumenta sempre di più (Sir 24,21); come a dire: ci sollecita sempre a cercare Dio e la sua Parola. Per questo la liturgia al vangelo accosta la pagina di Es 17,3-7 (prima lettura), dove l’acqua scaturita dalla roccia, simbolo della presenza di Dio in mezzo al suo popolo e della sua Parola (salmo responsoriale: Sal 95).

4. Grazie all’incontro con Gesù la donna Samaritana compie un itinerario di fede significativo.
Il primo momento (Gv 4,7-18) è dato dal dialogo amichevole con Gesù, il quale, stando seduto sul pozzo (come colui che siede per insegnare), suscita in lei la vera sete nella Parola di Dio e la aiuta ad esaminare la sua vita e le sue scelte idolatriche (i “mariti”). In questa fase del dialogo la donna percepisce che Gesù è un profeta.
Il dialogo continua per iniziativa della donna, che pone la domanda su quale monte si deve adorare Dio: Garizim o Gerusalemme? È il secondo momento dell’itinerario (Gv 4,19-26). La risposta di Gesù è tutta orientata a far comprendere che la vera adorazione del Padre consiste nel culto in Spirito e Verità, cioè nel culto esistenziale di una vita umana che si lascia animare e guidare dallo Spirito e plasmare dalla Verità, ovvero dalla persona del Figlio Gesù, la Parola eterna del Padre e l’immagine autentica della Fedeltà del Padre alle sue promesse di amore. Il vero tempio, luogo della presenza di Dio, è dunque la nostra persona, la nostra esistenza.
Va anche notato che parlandole del Padre, Gesù intende non solo convertire lo stile di vita della donna, riconciliandola con Dio e ridandole quella speranza che non delude (seconda lettura: Rm 5,1-2.5-8), ma anche ricucire la relazione interrotta tra Giudei e Samaritani, nel rispetto della diversità e della tipicità delle due popolazioni. D’altronde, parlare del Padre e adorare il Padre in Spirito e Verità, implica la consapevolezza del nostro essere tutti figli suoi e tutti fratelli tra di noi, nessuno escluso.
In questa fase del dialogo la donna comprende che il Messia Sposo atteso è Gesù, colui che ha aperto il dialogo amicale con lei, parlandole della Parola viva di Dio e degli autentici adoratori del Padre.
Il dialogo ha termine. Che cosa fa la donna? «Lascia la sua anfora» e va in città a raccontare l’esperienza dell’incontro con Gesù, il Cristo, il Messia. È il terzo momento dell’itinerario (Gv 4,28-30.39-42). La donna «lascia la sua anfora», che gli serviva per portare con sé l’acqua del pozzo, perché adesso, dopo l’incontro con Gesù, lei è diventata quel “pozzo” che porta in sé l’acqua zampillante della Parola di Dio («l’acqua che io gli darò, diventerà in lui una sorgente d’acqua zampillante per la vita eterna»: Gv 4,14) e la comunica agli altri con la forza della parola e della testimonianza (Gv 4,39).
La donna da evangelizzata è diventata evangelizzatrice, da idolatra (e tante e sottili sono le varie forme di idolatria… ) è diventata adoratrice del Padre in Spirito e Verità. E come ogni vero e autentico evangelizzatore e adoratore del Padre, non attira l’attenzione su di sé, ma su Cristo Gesù, affinché ognuno possa fare la stessa esperienza dell’incontro con il Messia, Sposo e salvatore del mondo.
E infatti, Gesù rimase in quella città due giorni, e coloro che credettero furono molto di più, e dissero alla donna: «Non è per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo» (Gv 4,42).

Che anche a noi, attingendo l’acqua viva della Parola di Dio, ci sia data la grazia di diventare veri adoratori del Padre, testimoni ed evangelizzatori del suo Figlio Gesù, Messia e Sposo della Chiesa e dell’umanità.

domenica 20 marzo 2011

II DOMENICA DI QUARESIMA – A

Guidati dalla Luce del suo Volto

1. Prosegue il cammino quaresimale con la contemplazione del Cristo trasfigurato (Mt 17,1-9). È una pagina evangelica che la liturgia pone in corrispondenza ideale con il Cristo provato e uscito vincitore dalla tentazione (Mt 4,1-11: il vangelo di domenica scorsa); come a dire: colui che è provato è colui che è trasformato interiormente dall’azione dello Spirito.
Nel contempo, considerata nel suo contesto, la pagina della trasfigurazione diventa un ulteriore correttivo alla professione di fede di Pietro (Mt 16,13-20), il quale non sopporta che il Messia debba patire (Mt 16,21-23), avendo forse maturato l’idea di un Messia secondo il pensiero degli uomini: un “Messia eroe nazionale” o un “Messia lontano dalla storia”.
È un correttivo valido anche per noi cristiani di questo nostro tempo, che spesso riduciamo la fede ad una semplice proposta etica e culturale, oppure a evasione dalla storia e dalla vita quotidiana.

2. L’evento della trasfigurazione si presenta innanzitutto come una esperienza “interiore”: «e li condusse in disparte», su un alto monte» (Mt 17,1). «In disparte» indica un momento di interiorità (non di intimismo) dei discepoli e di Gesù. Ed è proprio in questo momento che Gesù si trasfigura: la sua persona (il volto e sue vesti) irradia luce, la presenza luminosa di Dio, della sua Sapienza e del suo Spirito. Non è una luce che dall’esterno si proietta verso Gesù, ma, al contrario, è una luce tutta interna a Gesù, è una luce che lui irradia dalla sua interiorità più profonda, una luce che si porta dentro e che sempre l’accompagna.
Questa luce si mantiene viva in Gesù, perché egli è il Figlio in ascolto della Parola del Padre, che parla attraverso la Legge (qui rappresentata da Mosè) e i Profeti (qui rappresentati da Elia). Il suo è un ascolto dialogico con la Parola («conversavano con lui»), un ascolto in cui mette a confronto la propria vita con l’esperienza di Mosè e del profeta Elia, e si sente confermato nella missione di Messia secondo il pensiero di Dio e non secondo quello degli uomini.
E così la vita di Gesù riceve luce dalla Parola di Dio («Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino»: Sal 119,105) e nello stesso tempo dà ancora più Luce alla Parola («Io sono la luce del mondo»: Gv 8,12; Mt 4,16-17).

3. Nell’ascolto dialogico di Gesù con Mosè ed Elia interviene Pietro (Mt 17,4), proponendo di fare tre capanne, una per Gesù, una per Mosè e una per Elia, al fine di potersi fermare e stazionare sul monte. Questa è la risposta di Pietro all’ascolto della conversazione di Gesù con la Legge e i Profeti.
Mentre ancora dice la sua risposta, ecco la nube luminosa dello Spirito coprire Pietro e i discepoli, e dalla nube la voce del Padre che indica nel Figlio Amato il Messia Servo – non un Messia eroe nazionale né un Messia relegato nell’iperuranio – che Pietro e i discepoli sono chiamati ad ascoltare (Mt 17,5). Solo Gesù bisogna ascoltare, solo lui bisogna seguire, solo da lui bisogna lasciarsi condurre (Mt 17,8), e non da altri presunti messia…
E così, dopo aver ascoltato la voce del Padre, Gesù con i suoi discepoli scendono dal monte, scendono nel mondo, nella storia, nella vita quotidiana.
Comprendiamo, allora, che la voce del Padre, illuminata dallo Spirito (la nube luminosa), ha corretto la risposta di Pietro e dei discepoli, perché la vera risposta non sta nel fermarsi sul monte, ma nel discendere con Gesù, e soltanto con lui, nella storia e nella vita quotidiana. L’esperienza sul monte è un’esperienza importante, ma è una sosta temporanea, non una fermata definitiva. D’altronde, sia il riferimento al monte sia il riferimento alle capanne, richiamano l’esigenza del cammino nella storia. Infatti il monte qui evoca la sosta del popolo di Israele al monte Sinai, dove ricevette da Dio la Torah, la Legge (Es 19): certo quella fu una sosta prolungata, ma comunque sempre temporanea, perché poi il popolo riprese il lungo cammino verso la terra promessa. E le capanne evocano una delle feste più importanti di Israele: la “festa delle capanne”, per gioire dei frutti che Dio dona alla terra e per ricordare il cammino del popolo d’Israele nel deserto fino alla terra promessa (Lv 23,39-43); e, si sa, la capanna (o tenda) è una dimora provvisoria: serve per la sosta, poi la si smonta e si riparte, per rimontarla altrove. E la Chiesa e la vita cristiana non è simile ad una tenda… (Eb 9,11; Gv 1,14; Mt 8,20; 1Pt 2,11)?
Quindi è nella storia, nella vita quotidiana che siamo chiamati a camminare con Gesù, lasciandoci illuminare dalla luce della sua sapienza e della sua Parola. Come Abramo, che partì guidato dalla promessa di Dio (prima lettura: Gen 12,1-4) e sorretto dalla sua Parola (salmo responsoriale: Sal 33). Come Paolo, che affronta le difficoltà della vita, lasciandosi orientare dallo stile di vita di Gesù e dal suo vangelo (seconda lettura: 2Tm 1,8b-10).

Che il Signore, allora, orienti e guidi anche il nostro cammino nella storia con la luce splendente del suo Volto.

venerdì 18 marzo 2011

Il volto di Gesù brillò come il sole…


“Di te dice il mio cuore: Cercate il suo volto.
Il tuo volto io cerco o Signore.
Non nascondermi il tuo volto” (Sl 26, 8-9)

oppure:
"Ricorda, Signore, il tuo amore e la tua bontà,
le tue misericordie che sono da sempre.
Non trionfino su di noi i nostri nemici;
libera il tuo popolo, Signore, da tutte le sue angosce" (Sal 24,
6.3.22)

Colletta
O Dio, che chiamasti alla fede i nostri padri
e hai dato a noi la grazia di camminare alla luce del Vangelo,
aprici all'ascolto del tuo Figlio,
perchè accettando nella nostra vista il mistero della croce,
possiamo entrare nella gloria del tuo regno.

Questa seconda domenica di quaresima ci viene presentata la trasfigurazione
e ci viene subito in mente un determinato brano evangelico e un probabile
messaggio.
Nella prima lettura (Gen 12, 1-4a) Abramo viene chiamato dal Signore, che
non conosceva.

Viene chiamato ma viene anche mandato: ”Vattene dalla tua terra, dalla tua
parentela e dalla casa di tuo padre”. Deve uscire dalla sua terra, per
dove? “Verso una terra che io ti indicherò”.

Grande è la fede di questo nostro antenato. Ascolta la voce del Signore e
si decide nel suo cuore di realizzare quanto il Signore comanda. Cosa
deriva da questo ascolto? “Farò di te una grande nazione e ti benedirò”.
Il Signore lo chiama ad un distacco, ma la ricompensa è straordinariamente
grande!

Nella seconda lettura (2Tim 1, 8b-10) Timoteo riceve un'altra chiamata:
è chiamato a soffrire insieme a Paolo. Gesù non ci ha dato uno spirito di
timidezza ma una vocazione santa, basata sulla sua Grazia e non sulle
nostre deboli forze.

Il vangelo di oggi (Mt 17, 1-9) ci parla della trasfigurazione di Gesù:
Pietro, Giacomo e Giovanni son testimoni di questa manifestazione... e ne
restano anche abbastanza sconvolti.
Si trovano sul monte Tabor insieme con Gesù quando compaiono Mosè ed Elia,
la legge ed i profeti. Odono, come al Giordano, la voce del Padre che
dice: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio
compiacimento. Ascoltatelo".
Mentre stanno scendendo dal monte Gesù dice loro di non rivelare a nessuno
questa visione, ma solo dopo che lui sia risorto dai morti. Pensiamo - noi
come i tre discepoli - di essere di fronte a un grande mistero. Vedono e
odono cose mai prima viste e udite. Si è presi da timore e spavento.
Ma Gesù li rassicura, rassicura loro come noi.
La Trasfigurazione ci ricorda che noi siamo figli del Padre: ascoltando
Gesù il vero Figlio, siamo anche noi partecipi del loro amore e della loro
comunione.
Gesù arriva fino alla fine in questo suo amore per noi, fino alla morte di
croce e alla risurrezione dai morti.

Viene allora spontaneo al nostro cuore la preghiera del Salmista:
"Donaci Signore il tuo amore, in te speriamo".

domenica 13 marzo 2011

Mio Signore Mio Tutto

I DOMENICA DI QUARESIMA – A


Con Gesù lottare per vivere

1. Iniziamo il cammino della Quaresima verso la Pasqua del Signore. È un “tempo propizio” che il Signore ci mette a disposizione per il rinnovamento della nostra vita. Perciò è tempo di conversione e di riconciliazione con Dio e con i fratelli; è tempo di preghiera, cioè di ascolto più assiduo e intenso della Parola; è tempo di digiuno per una maggiore sobrietà di vita; è tempo di maggiore attenzione agli altri, in particolare ai poveri, a coloro che sono stati impoveriti dall’egoismo e dall’ingiusta ricchezza degli altri.
Si tratta di ripercorrere l’itinerario battesimale-crismale dell’iniziazione cristiana, al fine di approfondire sempre di più i risvolti esistenziali del nostro essere cristiani, cioè conformi allo stile di vita di Cristo Gesù. È convinzione comune che “cristiani si nasce, non lo si diventa”. Essere cristiani, per noi italiani, è diventato un fatto naturale-antropologico ed etico-culturale, tanto da trasformare il crocifisso – è uno dei dibattiti correnti più curiosi e insipienti intorno al 150° dell’unità di Italia – in un simbolo culturale e di unità nazionale. E su questo nessuno dei cristiani fa sentire chiaro il suo dissenso, neppure chi ha responsabilità ecclesiali. Se a noi ci va bene equiparare il crocifisso alla bandiera italiana, questo dà la misura del grado di consapevolezza che oggi abbiamo del nostro essere cristiani.
E allora, ben venga oggi la Quaresima a fare da contesto, per noi cristiani, al 150° dell’unità di Italia, per imparare di nuovo, alla sequela di Cristo Gesù, il significato vero dell’esistenza cristiana.

2. Molto opportunamente la prima tappa dell’itinerario quaresimale inizia con il vangelo delle tentazioni di Gesù (Mt 4,1-11). Dopo il battesimo (Mt 3,13-17), dove prende pienamente coscienza di essere il Figlio amato del Padre, Gesù è condotto dallo Spirito nel deserto per essere messo alla prova.
Quel deserto rappresenta le complesse situazioni della vita che Gesù dovrà affrontare. E quella prova, proprio perché viene condotto dallo Spirito, rappresenta un momento intenso di verifica e di discernimento alla luce della Parola e della volontà del Padre. È Dio che, come un buon Padre, mette alla prova per sapere quello che hai nel cuore (Dt 8,2). Gesù, proprio perché Figlio amato, si è sottoposto a questa prova (Eb 2,18), e non solo per un momento, ma lungo l’intero arco della sua esistenza terrena, fino al Getsèmani (Mt 2636-46), fino alla Croce (Mt 27,39-44). La prova per Gesù è stata anche un momento intenso di lotta contro le suggestioni e le seduzioni ingannatrici della vita. Le tentazioni nel deserto e il Golgota – momenti della lotta – racchiudono tutta la vita di Gesù.

3. La verifica, il discernimento e la lotta esigono il digiuno. E Gesù digiuna «per quaranta giorni e quaranta notti», cifra simbolica che indica l’arco di una vita. Come tutta la vita è un continuo essere messi alla prova, così è anche per il digiuno. Perché il digiuno è quel “momento propizio” dove siamo chiamati a mettere un po’ di ordine nella vita per fare spazio a Dio e decidere quali sono le cose essenziali per cui vale la pena di vivere.

4. Certo, il digiuno fa venire la fame. Di Gesù è scritto che «alla fine ebbe fame» (Mt 4,2), come a dire: l’esito del digiuno è la fame. E subito la pagina evangelica scrive: «Il tentatore si avvicinò e gli disse… » (Mt 4,3). Ecco: il tentatore, il divisore (= diavolo) si insinua, si introduce proprio nella fame di Gesù; è come se il tentatore-divisore assumesse anche il nome di “fame”.
Di quale “fame” si tratta? Qui sta la verifica e il discernimento; qui sta anche il senso della lotta di Gesù.
Può essere fame della Parola di Dio (Am 8,11), suscitata dalla presenza di Dio e del suo Spirito: la Parola di Dio sazia la fame, ma saziando, ti scava dentro e ti mette ancora più fame (Sir 24,20).
Oppure può essere fame di potere idolatrico e mondano suscitata dal tentatore-divisore; vale a dire:
— fame del potere economico (prima tentazione: Mt 4,3-4), ovvero uso egoistico dei beni della terra, di cui il pane è cifra simbolica;
— fame del potere religioso (seconda tentazione: Mt 4,5-7), ovvero uso strumentale di Dio piegato al nostro volere e ai nostri bisogni;
— fame del potere politico (terza tentazione: Mt 4,8-10), ovvero svendita della propria dignità di uomo e di Figlio di Dio pur di dominare e asservire il mondo.
Gesù non si è lasciato sedurre da nessuno di questi tre poteri. Egli, a differenza di Adamo (prima lettura: Gen 2,7-9; 3,1-7), lottando fino alla fine, ha conservato la dignità di Figlio di Dio, piegando le ginocchia solo davanti al Padre, adorando solo Lui e nessun altro. Per questo, scrive l’apostolo Paolo (seconda lettura: Rm 5,12-19), egli è l’Adamo Autentico, l’Uomo Vero, l’Uomo secondo il cuore di Dio, capace di risollevarci dalle nostre cadute nella polvere del potere idolatrico, per ridonarci la dignità di figli di Dio e il vero Senso della vita, che non sta nella fame del potere ma nel servizio gratuito e disinteressato: «Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano» (Mt 4,11).

Con il salmista (salmo responsoriale: Sal 51), chiediamo a Dio di essere liberati dalla fame del potere idolatrico e, come Gesù, di avere il coraggio di lottare contro le facili seduzioni del male, specialmente quelle che ci fanno svendere la dignità di creature umane e di figli di Dio, pur di contare qualcosa agli occhi degli uomini.

1° Domenica di Quaresima Anno A

"Egli mi invocherà e io lo esaudirò;
gli darò salvezza e gloria,
lo sazierò con una lunga vita" (Sl 90, 15-16)

Colletta
O Dio, che conosci la fragilità della natura umana ferita dal peccato,
concedi al tuo popolo di intraprendere con la forza della tua parola il
cammino quaresimale,
per vincere le seduzioni del maligno e giungere alla Pasqua nella gioia
dello Spirito.

La prima cosa che ci salta alla vista di questa prima domenica è questa:
"Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca
di Dio".

Inizia il nostro cammino quaresimale in questa che è detta la domenica
“della tentazione”

La prima lettura è tratta dal libro della Genesi (2,7-9; 3,1-7 ).
Il testo descrive -con un linguaggio anche poetico- il peccato dell’uomo
nel giardino di Eden.
Il desiderio di essere simili a Dio inganna i nostri progenitori. I
versetti riportati in questa liturgia ci presentano solo questo.

Nella seconda lettura, Paolo (Rm 5, 12, 17-19) narra che a causa della
mancanza dei progenitori il peccato è entrato nel mondo.
Ma la grazia in vista di Gesù Cristo ha superato tale caduta, e nel Figlio
siamo stati fatti a immagine di Dio.

La Parola di Dio del ciclo A ha una stretta connessione tra le letture
domenicali: la prima lettura, la seconda e il Vangelo.
Il Vangelo di Matteo (Mt 4, 1-11) ci presenta la tentazione di Gesù nel
deserto.
L’evangelista descrive le sue tre tentazioni a cui fu sottoposto Gesù. E in
lui noi siamo vincitori.
In queste tre tentazioni c'è racchiusa ogni possibile tentazione
dell'uomo: la tentazione del potere, dell’avere e del piacere.
Ma Gesù ci insegna a vincere: con la Parola di Dio, con l’essere sottomessi
al Signore e a Lui solo rendere onore e culto.
Lasciarsi “vincere” dal male, dalle tentazioni significa diventare più
schiavi: schiavi del peccato, di falsi valori e false libertà.
Il Signore si pone davanti a noi, oggi, come il modello da imitare.
Ci insegna ad ascoltare la Parola di Dio, a pregare e a condurre una vita
dignitosa e tranquilla, ci insegna a partecipare ai sacramenti per avere
l’aiuto necessario e superare le prove e le tentazioni.
Gesù ci vuole insegnare ad “ascoltare” la voce dello Spirito quando quella
della carne ci spinge al male.
Ci vuole insegnare a “resistere” alle tentazioni, per provare la nostra
fedeltà a Lui, il nostro amore a Lui.
Il salmista ci fa cantare: Perdonaci Signore, abbiamo peccato (stesso
ritornello del mercoledì delle Ceneri).

Possiamo pregare con il salmo 90/91

Chi abita al riparo dell'Altissimo,
passerà la notte all'ombra dell'Onnipotente.
Io dico al Signore: Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido.

Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dala peste che distrugge.
Ti coprirà con le sue penne,
sotto le sue ali troverai rifugio;
la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza.

venerdì 4 marzo 2011

6 marzo 2011 – domenica della IX settimana del Tempo Ordinario

DALLA PAROLA DEL GIORNO

Gesù disse ai suoi discepoli: “Non chiunque mi dice: ‘Signore, Signore’, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.”
Mt 7, 21

Come vivere questa Parola?

La preghiera è come l’aria per la vita spirituale. Non puoi farne a meno. E guai se ti lasci andare alle derive dell’attivismi, fosse pure “inzuppato” di santi intenzioni! Però la preghiera non è un macinar parole su parole ma il buon grano che è il suo farsi vita. E quale vita? Quella che coincide col compiere, momento per momento, la volontà di Dio. Gesù è venuto a darcene splendido esempio. Unito al Padre nel pensiero e nel cuore, ne è stato testimone operando il bene. Lui, che ha voluto perfino soggiacere alla terribile tentazione per essere in tutto come noi (fuor che nel peccato) ci ha insegnato quel che più conta. Perché impalcarsi a registi della propria vita, alienandosi da Dio e tentando un’autonomia fuori della sua volontà, coincide con l’autodistruzione. Mentre ciò che Dio vuole per noi è la solidità; di un progetto che è salvezza per noi. Proprio come la solidità della roccia su cui poggia la prima casa della breve parabola del vangelo odierno.

Nel Regno dei Cieli non si entra solo alla fine della vita ma, in serenità di fondo, in cuore di speranza e in clima di gioia si entra già ora. Appena uno decide a addestrarsi e discernere, momento per momento, ciò che è chiamato a fare per piacere a Dio, il Suo Regno che è amore pace gioia bontà e ogni altro vero bene, s’instaura nel profondo e s’irradia poi intorno a lui.

Signore, dammi sempre di intendere quello che tu vuoi da me e che la tua PAROLA e le mediazioni di Esse mi chiarificano. E dammi volontà forte a compiere quello che mi chiedi. Rendimi come sulla roccia!

La voce di un dottore della chiesa

L’anima che è tesa verso Dio, viene illuminata dalla luce ineffabile della preghiera.

S. Giovanni Crisostomo