1. L’itinerario della quaresima è un itinerario battesimale-crismale, che nel ciclo A dell’anno liturgico viene espresso dai tre grandi segni dell’evangelo di Giovanni: il segno dell’Acqua Viva (Gv 4,1-42) – è il vangelo di questa domenica –, il segno della Luce (Gv 9,1-41) con il discorso che lo spiega (Gv 10), il segno della Vita Nuova (Gv 11). Gli altri quattro segni, che troviamo sempre nel vangelo di Giovanni, sono: il segno delle Nozze (Gv 2,1-12), il segno del Tempio-Corpo (Gv 2,13-23), il segno del Pane di Vita (Gv 6,1-15) con il discorso che lo spiega (Gv 10), il segno dell’Unzione di Betania (Gv 12,1-11).
La contemplazione di questi sette grandi segni tracciano nel vangelo di Giovanni, dal cap. 2 al cap. 12, il cammino verso l’Ora della Pasqua, cammino iniziato con quello che l’evangelista chiama «l’inizio dei segni» (Gv 2,11), ovvero il “segno archetipo”, il “segno matrice” che sta all’origine di tutti gli altri segni e li contiene tutti in sé. Così ogni segno anticipa l’Ora della Pasqua e offre la chiave interpretativa della nostra esistenza umana e cristiana sempre alla luce dell’Ora della Pasqua.
Ecco perché, collocando questi segni nell’itinerario della quaresima, dopo la contemplazione del Cristo provato (prima domenica di quaresima) e del Cristo trasfigurato (seconda domenica di quaresima), la liturgia della quaresima ci invita a riconsiderare la nostra vita cristiana come esistenza rinata dall’Acqua Viva di Cristo (terza domenica di quaresima), come esistenza illuminata dalla Luce di Cristo (quarta domenica di quaresima), come esistenza che porta in sé la grazia della Vita Nuova di Cristo, che è Vita che non muore (quinta domenica di quaresima).
Accostiamoci allora alla pagina del vangelo di questa domenica che narra dell’incontro di Cristo con la Samaritana (Gv 4,5-42), primo segno dell’Acqua Viva dell’itinerario quaresimale.
2. Gesù compie un viaggio faticoso (Gv 4,6) attraverso la Samaria. È la fatica della evangelizzazione in una terra difficile. Infatti sappiamo che i Giudei consideravano i Samaritani come degli scismatici, poiché questi si erano fatti contaminare dallo stile idolatrico dei popoli vicini, e poi sul monte Garizim avevano costruito un Tempio al Dio d’Israele in contrapposizione al Tempio di Gerusalemme. All’idolatria dei Samaritani si allude quando Gesù parla dei “mariti” della donna (Gv 6,18), ai due Templi contrapposti quando si parla dell’adorazione del Padre «su questo monte» e «a Gerusalemme» (Gv 6,20-21). Va anche detto, però, che i Samaritani sono stati i custodi del testo biblico della Torah; se i primi cinque libri della Bibbia sono arrivati a noi, lo dobbiamo proprio a loro.
La fatica di Gesù, allora, sta nel far prendere coscienza alla donna della necessità di ritornare alle sorgenti della Parola di Dio, di riesaminare la sua esistenza e di ricucire la relazione fraterna con i Giudei.
3. L’incontro con la donna, avviene al pozzo di Giacobbe. Il pozzo nella Bibbia è il luogo dove, oltre che attingere acqua, avvengono gli incontri, nascono le amicizie. gli amori. E guardando con più attenzione nei testi biblici, come ha fatto, ad esempio, Origene, ci accorgiamo che il pozzo è simbolo anche della S. Scrittura, dove si va ad attingere l’acqua viva della Parola di Dio che accompagna il cammino della vita e che sazia la nostra sete di Dio e della sua Parola, ma con una particolarità: mentre sazia la sete, nel contempo la aumenta sempre di più (Sir 24,21); come a dire: ci sollecita sempre a cercare Dio e la sua Parola. Per questo la liturgia al vangelo accosta la pagina di Es 17,3-7 (prima lettura), dove l’acqua scaturita dalla roccia, simbolo della presenza di Dio in mezzo al suo popolo e della sua Parola (salmo responsoriale: Sal 95).
4. Grazie all’incontro con Gesù la donna Samaritana compie un itinerario di fede significativo.
Il primo momento (Gv 4,7-18) è dato dal dialogo amichevole con Gesù, il quale, stando seduto sul pozzo (come colui che siede per insegnare), suscita in lei la vera sete nella Parola di Dio e la aiuta ad esaminare la sua vita e le sue scelte idolatriche (i “mariti”). In questa fase del dialogo la donna percepisce che Gesù è un profeta.
Il dialogo continua per iniziativa della donna, che pone la domanda su quale monte si deve adorare Dio: Garizim o Gerusalemme? È il secondo momento dell’itinerario (Gv 4,19-26). La risposta di Gesù è tutta orientata a far comprendere che la vera adorazione del Padre consiste nel culto in Spirito e Verità, cioè nel culto esistenziale di una vita umana che si lascia animare e guidare dallo Spirito e plasmare dalla Verità, ovvero dalla persona del Figlio Gesù, la Parola eterna del Padre e l’immagine autentica della Fedeltà del Padre alle sue promesse di amore. Il vero tempio, luogo della presenza di Dio, è dunque la nostra persona, la nostra esistenza.
Va anche notato che parlandole del Padre, Gesù intende non solo convertire lo stile di vita della donna, riconciliandola con Dio e ridandole quella speranza che non delude (seconda lettura: Rm 5,1-2.5-8), ma anche ricucire la relazione interrotta tra Giudei e Samaritani, nel rispetto della diversità e della tipicità delle due popolazioni. D’altronde, parlare del Padre e adorare il Padre in Spirito e Verità, implica la consapevolezza del nostro essere tutti figli suoi e tutti fratelli tra di noi, nessuno escluso.
In questa fase del dialogo la donna comprende che il Messia Sposo atteso è Gesù, colui che ha aperto il dialogo amicale con lei, parlandole della Parola viva di Dio e degli autentici adoratori del Padre.
Il dialogo ha termine. Che cosa fa la donna? «Lascia la sua anfora» e va in città a raccontare l’esperienza dell’incontro con Gesù, il Cristo, il Messia. È il terzo momento dell’itinerario (Gv 4,28-30.39-42). La donna «lascia la sua anfora», che gli serviva per portare con sé l’acqua del pozzo, perché adesso, dopo l’incontro con Gesù, lei è diventata quel “pozzo” che porta in sé l’acqua zampillante della Parola di Dio («l’acqua che io gli darò, diventerà in lui una sorgente d’acqua zampillante per la vita eterna»: Gv 4,14) e la comunica agli altri con la forza della parola e della testimonianza (Gv 4,39).
La donna da evangelizzata è diventata evangelizzatrice, da idolatra (e tante e sottili sono le varie forme di idolatria… ) è diventata adoratrice del Padre in Spirito e Verità. E come ogni vero e autentico evangelizzatore e adoratore del Padre, non attira l’attenzione su di sé, ma su Cristo Gesù, affinché ognuno possa fare la stessa esperienza dell’incontro con il Messia, Sposo e salvatore del mondo.
E infatti, Gesù rimase in quella città due giorni, e coloro che credettero furono molto di più, e dissero alla donna: «Non è per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo» (Gv 4,42).
Che anche a noi, attingendo l’acqua viva della Parola di Dio, ci sia data la grazia di diventare veri adoratori del Padre, testimoni ed evangelizzatori del suo Figlio Gesù, Messia e Sposo della Chiesa e dell’umanità.
Questo è un blog a contenuto religioso sei il benvenuto/a. Concedi a noi tuoi fedeli, o Signore, di godere di continua salute dell'anima e del corpo e per intercessione della gloriosa e beata sempre Vergine Maria, fà che siamo liberati dalle prove presenti e possiamo godere della gioia futura. Per Cristo nostro Signore. Amen.( Antichissima preghiera carmelitana, il Concede, entrata in uso dal 1281 ).
Antichi resti dei primi carmelitani
Beata Vergine Maria del Monte Carmelo
domenica 27 marzo 2011
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