Guidati dalla Luce del suo Volto
1. Prosegue il cammino quaresimale con la contemplazione del Cristo trasfigurato (Mt 17,1-9). È una pagina evangelica che la liturgia pone in corrispondenza ideale con il Cristo provato e uscito vincitore dalla tentazione (Mt 4,1-11: il vangelo di domenica scorsa); come a dire: colui che è provato è colui che è trasformato interiormente dall’azione dello Spirito.
Nel contempo, considerata nel suo contesto, la pagina della trasfigurazione diventa un ulteriore correttivo alla professione di fede di Pietro (Mt 16,13-20), il quale non sopporta che il Messia debba patire (Mt 16,21-23), avendo forse maturato l’idea di un Messia secondo il pensiero degli uomini: un “Messia eroe nazionale” o un “Messia lontano dalla storia”.
È un correttivo valido anche per noi cristiani di questo nostro tempo, che spesso riduciamo la fede ad una semplice proposta etica e culturale, oppure a evasione dalla storia e dalla vita quotidiana.
2. L’evento della trasfigurazione si presenta innanzitutto come una esperienza “interiore”: «e li condusse in disparte», su un alto monte» (Mt 17,1). «In disparte» indica un momento di interiorità (non di intimismo) dei discepoli e di Gesù. Ed è proprio in questo momento che Gesù si trasfigura: la sua persona (il volto e sue vesti) irradia luce, la presenza luminosa di Dio, della sua Sapienza e del suo Spirito. Non è una luce che dall’esterno si proietta verso Gesù, ma, al contrario, è una luce tutta interna a Gesù, è una luce che lui irradia dalla sua interiorità più profonda, una luce che si porta dentro e che sempre l’accompagna.
Questa luce si mantiene viva in Gesù, perché egli è il Figlio in ascolto della Parola del Padre, che parla attraverso la Legge (qui rappresentata da Mosè) e i Profeti (qui rappresentati da Elia). Il suo è un ascolto dialogico con la Parola («conversavano con lui»), un ascolto in cui mette a confronto la propria vita con l’esperienza di Mosè e del profeta Elia, e si sente confermato nella missione di Messia secondo il pensiero di Dio e non secondo quello degli uomini.
E così la vita di Gesù riceve luce dalla Parola di Dio («Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino»: Sal 119,105) e nello stesso tempo dà ancora più Luce alla Parola («Io sono la luce del mondo»: Gv 8,12; Mt 4,16-17).
3. Nell’ascolto dialogico di Gesù con Mosè ed Elia interviene Pietro (Mt 17,4), proponendo di fare tre capanne, una per Gesù, una per Mosè e una per Elia, al fine di potersi fermare e stazionare sul monte. Questa è la risposta di Pietro all’ascolto della conversazione di Gesù con la Legge e i Profeti.
Mentre ancora dice la sua risposta, ecco la nube luminosa dello Spirito coprire Pietro e i discepoli, e dalla nube la voce del Padre che indica nel Figlio Amato il Messia Servo – non un Messia eroe nazionale né un Messia relegato nell’iperuranio – che Pietro e i discepoli sono chiamati ad ascoltare (Mt 17,5). Solo Gesù bisogna ascoltare, solo lui bisogna seguire, solo da lui bisogna lasciarsi condurre (Mt 17,8), e non da altri presunti messia…
E così, dopo aver ascoltato la voce del Padre, Gesù con i suoi discepoli scendono dal monte, scendono nel mondo, nella storia, nella vita quotidiana.
Comprendiamo, allora, che la voce del Padre, illuminata dallo Spirito (la nube luminosa), ha corretto la risposta di Pietro e dei discepoli, perché la vera risposta non sta nel fermarsi sul monte, ma nel discendere con Gesù, e soltanto con lui, nella storia e nella vita quotidiana. L’esperienza sul monte è un’esperienza importante, ma è una sosta temporanea, non una fermata definitiva. D’altronde, sia il riferimento al monte sia il riferimento alle capanne, richiamano l’esigenza del cammino nella storia. Infatti il monte qui evoca la sosta del popolo di Israele al monte Sinai, dove ricevette da Dio la Torah, la Legge (Es 19): certo quella fu una sosta prolungata, ma comunque sempre temporanea, perché poi il popolo riprese il lungo cammino verso la terra promessa. E le capanne evocano una delle feste più importanti di Israele: la “festa delle capanne”, per gioire dei frutti che Dio dona alla terra e per ricordare il cammino del popolo d’Israele nel deserto fino alla terra promessa (Lv 23,39-43); e, si sa, la capanna (o tenda) è una dimora provvisoria: serve per la sosta, poi la si smonta e si riparte, per rimontarla altrove. E la Chiesa e la vita cristiana non è simile ad una tenda… (Eb 9,11; Gv 1,14; Mt 8,20; 1Pt 2,11)?
Quindi è nella storia, nella vita quotidiana che siamo chiamati a camminare con Gesù, lasciandoci illuminare dalla luce della sua sapienza e della sua Parola. Come Abramo, che partì guidato dalla promessa di Dio (prima lettura: Gen 12,1-4) e sorretto dalla sua Parola (salmo responsoriale: Sal 33). Come Paolo, che affronta le difficoltà della vita, lasciandosi orientare dallo stile di vita di Gesù e dal suo vangelo (seconda lettura: 2Tm 1,8b-10).
Che il Signore, allora, orienti e guidi anche il nostro cammino nella storia con la luce splendente del suo Volto.
Questo è un blog a contenuto religioso sei il benvenuto/a. Concedi a noi tuoi fedeli, o Signore, di godere di continua salute dell'anima e del corpo e per intercessione della gloriosa e beata sempre Vergine Maria, fà che siamo liberati dalle prove presenti e possiamo godere della gioia futura. Per Cristo nostro Signore. Amen.( Antichissima preghiera carmelitana, il Concede, entrata in uso dal 1281 ).
Antichi resti dei primi carmelitani
Beata Vergine Maria del Monte Carmelo
domenica 20 marzo 2011
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