Questo è un blog a contenuto religioso sei il benvenuto/a. Concedi a noi tuoi fedeli, o Signore, di godere di continua salute dell'anima e del corpo e per intercessione della gloriosa e beata sempre Vergine Maria, fà che siamo liberati dalle prove presenti e possiamo godere della gioia futura. Per Cristo nostro Signore. Amen.( Antichissima preghiera carmelitana, il Concede, entrata in uso dal 1281 ).
Antichi resti dei primi carmelitani
Beata Vergine Maria del Monte Carmelo
lunedì 21 giugno 2010
Solo in Te la mia vita ha un senso ora.
RomaSette - L'informazione on line della Diocesi di Roma
Seguire le "folli" parole di Gesù
(di Giampiero Palmieri)
«Gesù, l’Uomo che cammina, è quel folle che pensa che si possa assaporare una vita così abbondante da inghiottire perfino la morte.Coloro che ne seguono le orme e credono che si possa restare eternamente vivi nella trasparenza di una parola di amore, senza mai smarrire il respiro, costoro, nella misura in cui sentono quel che dicono, sono forzatamente considerati matti. Quello che sostengono è inaccettabile. La loro parola è folle; e tuttavia cosa valgono altre parole, tutte le altre
parole pronunciate dalla notte dei secoli?
Cos’è parlare? Cos’è amare? Come credere e come non credere?
Forse non abbiamo avuto altra scelta che tra una parola folle e una parola vana».
Così scriveva nel suo “L’uomo che cammina” Christian Bobin, sessantenne scrittore e poeta francese, dotato di un intuito formidabile per le cose dello Spirito.
Sentiamo anche noi, forse oggi come non mai, che ci troviamo di fronte a un’alternativa: o fare nostra la parola «folle» dell’Uomo che cammina o accontentarci di parole vane, sempre più vane e sempre più diffuse, così inconsistenti e vuote da essere instabili e fluttuanti, senza lo spessore dell’autenticità umana, la profondità della visione poetica del mondo, che sa cogliere il segreto delle cose. La parola di Gesù è la parola vera e nello stesso tempo folle della croce, la rivelazione del mistero di Dio sul volto deturpato e sulle labbra del Cristo Crocifisso. Di per sé le parole hanno una parvenza di
vacuità: non sono che un soffio. Eppure le parole di vita e di perdono del Crocifisso del Vangelo di Luca fendono l’aria, attraversano gli spazi e i secoli, per arrivare fino a noi: «Padre, perdonali!… Oggi tu sarai con me nel paradiso…Padre nelle tue mani io consegno la mia vita». Sono parole dette da Gesù nel suo ultimo respiro, eppure esprimono la potente follia della sua fede: niente e nessuno può fermare la vita di Dio, neppure la malvagità dell’uomo, neppure la morte!
Il mistero della Vita che è Dio è così sovrabbondante da inghiottire tutto, anche la morte! E questo è l’annuncio folle di una Parola che cammina e arriva fino a noi, e che non si ferma finché non risuona in ogni angolo dell’universo!
Non è un caso che questa parola, sulle labbra delle donne di ritorno da sepolcro nel giorno di Pasqua, appaia ai discepoli come un «vaneggiamento» (Lc 24,11), appunto come una follia. I due giovani rivestiti dello splendore della risurrezione ricordano alle donne come Gesù stesso avesse detto:
«Bisognava che il Cristo morisse per poi risuscitare il terzo giorno» (Lc 24, 6-7).
Anche queste parole del Maestro sono per i discepoli, compresi i dodici, parole folli, inaccettabili. Eppure chi ha imparato a mettere i propri piedi sulle orme di Cristo, andando dietro con fiducia ed audacia all’Uomo che cammina, ha capito il senso profondo del suo verbo di vita: si può rimanere «eternamente vivi nella trasparenza di una parola di amore», «senza mai smarrire il respiro».
È in Gesù, Parola vivente pronunciata dal Padre, Parola in cui l’amore risplende nella sua trasparenza più totale; è nello Spirito, soffio e respiro di Dio comunicato ad ogni essere umano, che gli uomini rinascono a vita nuova. Quell’anelito di vita e per la vita, che sperimentiamo in ogni fibra
del nostro essere, non è invano. È carico di una rivelazione e di una promessa: tu sei stato generato dal grembo e dalle mani del Padre della vita e sei chiamato a ritornarvi, un corpo solo con il Cristo glorioso, figlio nel Figlio. Chiediamo al Signore che dalla celebrazione della Pasqua emerga un
nuovo slancio vitale: la determinazione a seguire ancora più follemente il verbo dell’Uomo che cammina.
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