Antichi resti dei primi carmelitani

Antichi resti dei primi carmelitani

Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

Beata Vergine Maria del Monte Carmelo
"Gli è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron" Is 35,2.

lunedì 28 giugno 2010

Messaggio di Medjugorje del 25 Giugno 2010


"Cari figli, con gioia vi invito tutti a vivere i miei messaggi con gioia, soltanto così figlioli, potrete essere più vicini al mio Figlio. Io desidero guidarvi tutti soltanto a Lui e in Lui troverete la vera pace e la vera gioia del vostro cuore. Vi benedico tutti e vi amo con amore immenso. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

mercoledì 23 giugno 2010

lunedì 21 giugno 2010

Medjugorje


Messaggio del 2 giugno 2010 (Mirjana)

Cari figli, oggi vi invito affinché con il digiuno e la preghiera tracciate la strada per la quale mio Figlio entrerà nei vostri cuori. Accoglietemi come madre e messaggera dell’amore di Dio e del Suo desiderio per la vostra salvezza. Liberatevi da tutto quello che del passato vi appesantisce e dà senso di colpa, da tutto ciò che vi ha condotto nell’inganno - tenebra. Accogliete la luce. Rinascete nella giustizia di mio Figlio. Vi ringrazio.

Sulla Tua Parola Getterò Le reti.



“Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”.
Mt 7,5

Come vivere questa Parola?

“La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso” ( Mt 6,22).
Gli occhi: questa finestra aperta sul mondo esteriore per coglierne la bellezza, e sul mondo interiore per manifestarne la profondità! Nel Vangelo si parla spesso di occhi e di sguardi: di Gesù degli apostoli dei curiosi degli affascinati e dei ‘giudicanti’. L'occhio è davvero la lucerna, o la spia, dell'anima. Le emozioni più intense, le passioni più violente, le gioie e i turbamenti più profondi, quelli che non possono essere tradotti in parole sono comunicati con gli occhi. Lungo il corso dei secoli sono cambiate tante cose, ma non è cambiato l'alfabeto degli occhi: sorriso, lacrime, paura, meraviglia, fiducia…sono uguali dovunque. Eppure spesso gli occhi sono usati male! Soltanto una persona psicologicamente matura sa usare bene gli occhi. Gesù è anche in ciò un modello insuperabile. Su tutte le cose egli porta uno sguardo amorevole e attento.
Nel Vangelo di oggi, Gesù ci rivela una malattia spirituale degli occhi: pagliuzza e trave cosa sono? La pagliuzza è il peccato giudicato nel fratello, qualunque esso sia, la trave è il fatto stesso di giudicare.
Gesù denuncia qui una tendenza innata dell'uomo che possiamo rendere plastica con la favola delle due bisacce di Esopo: Ciascun uomo porta due bisacce, una davanti, l'altra dietro, e ciascuna delle due è piena di difetti, ma quella davanti è piena dei difetti altrui, quella dietro dei difetti dello stesso che la porta. E per questo gli uomini non vedono i difetti che vengono da loro stessi, mentre vedono assai perfettamente quelli altrui.
Siamo strani noi umani, possediamo occhi di lince nello scorgere i difetti del prossimo e siamo talpe cieche quando si tratta dei nostri. Dovremmo semplicemente rovesciare le cose: mettere i nostri difetti sulla bisaccia che abbiamo davanti e i difetti degli altri su quella dietro. Dopo tutto, i nostri difetti sono i soli che dipende da noi modificare e correggere.
Oggi nel mio rientro al cuore chiedo al Signore occhi di bontà e di misericordia.
Occhi puri e semplici donami, Signore, perché io ti veda!

La voce di un grande saggio
Disprezzare un singolo essere umano è disprezzare la potenza divina che è in noi e quindi far torto non solo a quell’essere ma, con lui, al mondo intero.
Gandhi

Solo in Te la mia vita ha un senso ora.


RomaSette - L'informazione on line della Diocesi di Roma

Seguire le "folli" parole di Gesù
(di Giampiero Palmieri)

«Gesù, l’Uomo che cammina, è quel folle che pensa che si possa assaporare una vita così abbondante da inghiottire perfino la morte.Coloro che ne seguono le orme e credono che si possa restare eternamente vivi nella trasparenza di una parola di amore, senza mai smarrire il respiro, costoro, nella misura in cui sentono quel che dicono, sono forzatamente considerati matti. Quello che sostengono è inaccettabile. La loro parola è folle; e tuttavia cosa valgono altre parole, tutte le altre
parole pronunciate dalla notte dei secoli?
Cos’è parlare? Cos’è amare? Come credere e come non credere?
Forse non abbiamo avuto altra scelta che tra una parola folle e una parola vana».

Così scriveva nel suo “L’uomo che cammina” Christian Bobin, sessantenne scrittore e poeta francese, dotato di un intuito formidabile per le cose dello Spirito.
Sentiamo anche noi, forse oggi come non mai, che ci troviamo di fronte a un’alternativa: o fare nostra la parola «folle» dell’Uomo che cammina o accontentarci di parole vane, sempre più vane e sempre più diffuse, così inconsistenti e vuote da essere instabili e fluttuanti, senza lo spessore dell’autenticità umana, la profondità della visione poetica del mondo, che sa cogliere il segreto delle cose. La parola di Gesù è la parola vera e nello stesso tempo folle della croce, la rivelazione del mistero di Dio sul volto deturpato e sulle labbra del Cristo Crocifisso. Di per sé le parole hanno una parvenza di
vacuità: non sono che un soffio. Eppure le parole di vita e di perdono del Crocifisso del Vangelo di Luca fendono l’aria, attraversano gli spazi e i secoli, per arrivare fino a noi: «Padre, perdonali!… Oggi tu sarai con me nel paradiso…Padre nelle tue mani io consegno la mia vita». Sono parole dette da Gesù nel suo ultimo respiro, eppure esprimono la potente follia della sua fede: niente e nessuno può fermare la vita di Dio, neppure la malvagità dell’uomo, neppure la morte!
Il mistero della Vita che è Dio è così sovrabbondante da inghiottire tutto, anche la morte! E questo è l’annuncio folle di una Parola che cammina e arriva fino a noi, e che non si ferma finché non risuona in ogni angolo dell’universo!
Non è un caso che questa parola, sulle labbra delle donne di ritorno da sepolcro nel giorno di Pasqua, appaia ai discepoli come un «vaneggiamento» (Lc 24,11), appunto come una follia. I due giovani rivestiti dello splendore della risurrezione ricordano alle donne come Gesù stesso avesse detto:
«Bisognava che il Cristo morisse per poi risuscitare il terzo giorno» (Lc 24, 6-7).
Anche queste parole del Maestro sono per i discepoli, compresi i dodici, parole folli, inaccettabili. Eppure chi ha imparato a mettere i propri piedi sulle orme di Cristo, andando dietro con fiducia ed audacia all’Uomo che cammina, ha capito il senso profondo del suo verbo di vita: si può rimanere «eternamente vivi nella trasparenza di una parola di amore», «senza mai smarrire il respiro».
È in Gesù, Parola vivente pronunciata dal Padre, Parola in cui l’amore risplende nella sua trasparenza più totale; è nello Spirito, soffio e respiro di Dio comunicato ad ogni essere umano, che gli uomini rinascono a vita nuova. Quell’anelito di vita e per la vita, che sperimentiamo in ogni fibra
del nostro essere, non è invano. È carico di una rivelazione e di una promessa: tu sei stato generato dal grembo e dalle mani del Padre della vita e sei chiamato a ritornarvi, un corpo solo con il Cristo glorioso, figlio nel Figlio. Chiediamo al Signore che dalla celebrazione della Pasqua emerga un
nuovo slancio vitale: la determinazione a seguire ancora più follemente il verbo dell’Uomo che cammina.

domenica 20 giugno 2010

Portami a Gesù.

Su, venite e discutiamo, dice il Signore.


Lavatevi, purificatevi,
togliete il male delle vostre azioni
dalla mia vista.
Cessate di fare il male,
imparate a fare il bene,
ricercate la giustizia,
soccorrete l'oppresso,
rendete giustizia all'orfano,
difendete la causa della vedova".
"Su, venite e discutiamo"
dice il Signore.

Gen Rosso - Grandi cose

Roccia di fedeltà

Con Gesù la vita ha senso.

...! Questo spazio
fatto di tre puntini
è ciò che trovo dentro di me.

Non è il nulla.
Non è il vuoto.
Non è mancanza di qualcosa.

Non è la fantasia che non c'è più.
Non è un idea da comprendere o da decifrare
non è una nuova armonia da suonare.

Non è una cosa mia
è lo spazio che riservo a Te
affinchè tu possa scrivere la più bella poesia
nella mia vita.

La tua mano
che scrive nel libro del mio cuore.
Incidi forte
questa nuova
storia d'Amore! ...!