Antichi resti dei primi carmelitani

Antichi resti dei primi carmelitani

Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

Beata Vergine Maria del Monte Carmelo
"Gli è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron" Is 35,2.

lunedì 18 ottobre 2010

19 ottobre 2010 – martedì della XX1X settimana del Tempo Ordinario

DALLA PAROLA DEL GIORNO

Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
Lc 12, 37


Come vivere questa Parola?

Tutto il capitolo 12 di Luca è un insieme di ammonizioni e sollecitazioni a mettere la fiducia solo nel Signore e ad impegnarci a vivere in atteggiamento di vigile attesa.
La fede cristiana non è questione di alcuni momenti importanti della vita che vengono ‘santificati’ con riti speciali, come il battesimo, il matrimonio, la morte. Il cristianesimo è l’adesione alla persona di Cristo, Figlio di Dio, con tutta la propria vita, in una tensione di amore continuo per ascoltare la sua voce, essere consapevoli della sua presenza, impegnati a vivere, il più fattibile, come lui.
Così, quando il padrone ritorna, a qualsiasi ora, egli ci troverà ad accoglierlo, e ci chiamerà “Beati”.
Nella mia pausa di contemplazione, oggi, medito su queste parole di Gesù: “Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese”, e mi metto nella situazione dei servi beati, pronto ad entrare alla festa delle nozze eterne.
Signore Gesù, voglio trovarmi pronto quando tu vieni! Tu conosci le debolezze che mi ostacolano e mi accecano. dammi il coraggio e la forza di vivere con coerenza ciò che porto nel cuore.



Un teologo-mistico dei nostri giorni

Mentre il bambino, crescendo, acquista una sua autonomia nei confronti dei genitori, nella vita cristiana cresce piuttosto la nostra dipendenza dallo Spirito per farci vivere sempre più la vita del Figlio di Dio.
Divo Barsotti

giovedì 16 settembre 2010

DALLA PAROLA DEL GIORNO

A voi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture.
1 Cor 15,3-4


Come vivere questa Parola?

Paolo ha ricevuto dell’oro prezioso. A sua volta è venuto trasmettendolo. Si tratta della verità fulcro del nostro essere cristiani: la passione, morte e risurrezione di Gesù.
Qui sta tutto il motivo di quella fede che, in altro momento, Paolo chiamerà “la vittoria che vince il mondo”. E ancora esplicita: “Cristo mi ha amato e si è dato per me” (Gal 2,20). È il senso profondo della sua passione e morte che arriva in direttissima dentro la mia storia personale. E – attenzione! – procede con un condizionale che spazza via ogni titubanza: “Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede”.
Ecco perché, proprio su questo argomento della risurrezione, nel brano di oggi, Paolo si attarda a nominare i testimoni oculari – diremmo: quelli a cui Gesù risorto è apparso, aggiungendo perfino “più di cinquecento fratelli… la maggior parte di essi – dice Paolo – vive ancora.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, ringrazio per la forza la luce l’esplosivo contenuto di verità che le Sacre Scritture contengono. Chiedo la grazia di perseverare nell’ascolto quotidiano della Parole: luce ai miei passi e forza nel cammino.


La voce di un grande Padre

Se, come dice l’Apostolo, Cristo è potenza e sapienza di Dio, chi non conosce le Scritture, non conosce la potenza di Dio, né la sua sapienza. Ignorare le Scritture significa ignorare Cristo: Ignoratio Scripturarum ignoratio Christi est.
S.Girolamo

lunedì 2 agosto 2010

Messaggio della Vergine Maria del 2 Agosto 2010


Cari figli, oggi vi invito a cominciare insieme a me nei vostri cuori a costruire il Regno dei Cieli, a dimenticare ciò che è personale e, guidati dall’esempio di mio Figlio, a pensare a ciò che è di Dio. Che cosa Lui desidera da voi? Non permettete a satana di aprirvi le strade della felicità terrena, strade in cui non c’è mio Figlio. Figli miei, sono false e durano poco. Mio Figlio esiste. Io vi offro la felicità eterna e la pace, l’unità con mio Figlio, con Dio, vi offro il Regno di Dio. Vi ringrazio.

venerdì 16 luglio 2010

DALLA VITA Dl S. GREGORIO PALAMAS


Del modo in cui i Cristiani
debbano pregare sempre
Miei fratelli cristiani, vi esorto ancora, per la salvezza dell'anima vostra, non trascurate la pratica di questa preghiera... Sul principio vi apparirà difficoltosa, ma vi assicuro, da parte di Dio Onnipotente, che il nome del Signore Gesù invocato costantemente, vi aiuterà a superare gli ostacoli, e, quando col progredire del tempo vi sarete resi familiari a questo esercizio gusterete quanto É soave il nome del Signore. Con l'esperienza imparerete che É effettuabile epiacevole. Per questo S. Paolo che più di noi conosceva il grande bene che questo esercizio procura, ci comanda di pregare senza interruzione. Non avrebbe mai imposto quest'obbligo se fosse stato molto difficoltoso e inattuabile, in questo caso avrebbe pensato anticipatamente che non avendo la possibilità di adempirlo saremmo stati disobbedienti e trasgressori, così da incorrere nel biasimo e nella riprovazione. L'Apostolo non poteva avere questa intenzione.
Ricordiamo, per comprendere la possibilità della preghiera incessante, che il metodo consiste nel pregare con la mente. Questo lo possiamo fare ogni qualvolta lo vogliamo. Lavorando con le nostre mani, camminando, mangiando o bevendo, possiamo pregare con la mente e così praticare la preghiera mentale, l'unica gradita a Dio. Lavoriamo col corpo e preghiamo con la mente, il nostro uomo esteriore compia i suoi impegni corporali, l'uomo interiore sia del tutto dedicato al servizio di Dio, mai tralasci questo esercizio della preghiera mentale, in conformità a quanto Gesù, Dio e Uomo, ci ha ordinato: “Quando preghi, entra nella tua cella, quando avrai chiuso la porta prega il Padre che É nel segreto”.
La cella dell'anima É il corpo; le porte sono i cinque sensi. L'anima entra nella cella quando la mente cessa di vagolare qua e là, vagabondando in mezzo alle cose e agli affari del mondo, ma si stabilisce nell'interiorità, nel cuore. I sensi si chiudono e rimangono chiusi, quando li teniamo immuni dalle realtà sensibili esterne. Dio, che conosce tutte le cose segrete, vede la preghiera mentale e la ricolma in maniera percepibile con i suoi munifici doni. Vera e perfetta É quella preghiera che colma l'anima di grazia divina e di doni spirituali. Un balsamo colma col suo profumo il vaso che É accuratamente sigillato, altrettanto la preghiera quanto più É raccolta nel cuore, sovrabbonda di grazia divina.
Beati quelli che acquistano l'abitudine di questo esercizio celeste, supereranno le tentazioni dei demoni malefici, come David sconfisse l'orgoglioso Golia. Placa le disordinate passioni della carne, come i tre fanciulli spensero le fiamme della fornace. La consuetudine della preghiera interiore doma le passioni, come Daniele domò le fiere selvatiche. La rugiada dello Spirito discende nel cuore, come la pioggia invocata da Elia scese sul monte Carmelo. La preghiera della mente ascende fino al trono di Dio, ove viene riposta in fiale preziose, come profumo che si espande al cospetto dell'Altissimo. San Giovanni così le descrive nell'Apocalisse: “I ventiquattro anziani si prostrarono davanti all'Agnello, ognuno teneva in mano la cetra e delle fiale d'oro piene di profumo, esse sono le preghiere dei santi”. La preghiera della mente É la luce che illumina l'anima dell'uomo, ne riscalda il cuore con l'amore di Dio. Ô la catena che unisce Dio con l'uomo e l'uomo con Dio. Cosa più che meravigliosa É il trovarsi con il corpo in mezzo agli uomini e con la mente in intimo colloquio con Dio... Quale dono più grande puoi desiderare di questo che ti permette di essere costantemente davanti a Dio e di conversare con Lui, conversare con Dio, senza di Lui nessuno può esser benedetto n‚ nella presente n‚ nella futura vita?
Fratello, chiunque tu sia, quando avrai preso in mano questo libro e l'avrai letto e vorrai mettere in pratica i vantaggi che la preghiera della mente apporta all'anima, ti esorto ad usale l'invocazione: Signore abbi pietà, per l'anima di colui che ha lavorato alla stesura di questo libro e di chi l'ha aiutato a pubblicarlo. Essi hanno grande bisogno della tua preghiera per ottenere la misericordia divina per le loro anime, come Tu ne hai bisogno per la Tua. E così sia.

domenica 4 luglio 2010

Messaggio del 2 Luglio 2010


Cari figli, la mia chiamata materna che oggi vi rivolgo è una chiamata di verità e di vita. Mio Figlio, che è la vita, vi ama e vi conosce nella verità. Per conoscere e amare voi stessi dovete conoscere mio Figlio, mentre per conoscere ed amare gli altri dovete vedere in essi mio Figlio. Perciò, figli miei, pregate, pregate per comprendere e abbandonarvi con spirito libero, per trasformarvi completamente ed avere in questo modo il Regno dei Cieli nel vostro cuore sulla terra. Vi ringrazio.

lunedì 28 giugno 2010

Messaggio di Medjugorje del 25 Giugno 2010


"Cari figli, con gioia vi invito tutti a vivere i miei messaggi con gioia, soltanto così figlioli, potrete essere più vicini al mio Figlio. Io desidero guidarvi tutti soltanto a Lui e in Lui troverete la vera pace e la vera gioia del vostro cuore. Vi benedico tutti e vi amo con amore immenso. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

mercoledì 23 giugno 2010

lunedì 21 giugno 2010

Medjugorje


Messaggio del 2 giugno 2010 (Mirjana)

Cari figli, oggi vi invito affinché con il digiuno e la preghiera tracciate la strada per la quale mio Figlio entrerà nei vostri cuori. Accoglietemi come madre e messaggera dell’amore di Dio e del Suo desiderio per la vostra salvezza. Liberatevi da tutto quello che del passato vi appesantisce e dà senso di colpa, da tutto ciò che vi ha condotto nell’inganno - tenebra. Accogliete la luce. Rinascete nella giustizia di mio Figlio. Vi ringrazio.

Sulla Tua Parola Getterò Le reti.



“Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”.
Mt 7,5

Come vivere questa Parola?

“La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso” ( Mt 6,22).
Gli occhi: questa finestra aperta sul mondo esteriore per coglierne la bellezza, e sul mondo interiore per manifestarne la profondità! Nel Vangelo si parla spesso di occhi e di sguardi: di Gesù degli apostoli dei curiosi degli affascinati e dei ‘giudicanti’. L'occhio è davvero la lucerna, o la spia, dell'anima. Le emozioni più intense, le passioni più violente, le gioie e i turbamenti più profondi, quelli che non possono essere tradotti in parole sono comunicati con gli occhi. Lungo il corso dei secoli sono cambiate tante cose, ma non è cambiato l'alfabeto degli occhi: sorriso, lacrime, paura, meraviglia, fiducia…sono uguali dovunque. Eppure spesso gli occhi sono usati male! Soltanto una persona psicologicamente matura sa usare bene gli occhi. Gesù è anche in ciò un modello insuperabile. Su tutte le cose egli porta uno sguardo amorevole e attento.
Nel Vangelo di oggi, Gesù ci rivela una malattia spirituale degli occhi: pagliuzza e trave cosa sono? La pagliuzza è il peccato giudicato nel fratello, qualunque esso sia, la trave è il fatto stesso di giudicare.
Gesù denuncia qui una tendenza innata dell'uomo che possiamo rendere plastica con la favola delle due bisacce di Esopo: Ciascun uomo porta due bisacce, una davanti, l'altra dietro, e ciascuna delle due è piena di difetti, ma quella davanti è piena dei difetti altrui, quella dietro dei difetti dello stesso che la porta. E per questo gli uomini non vedono i difetti che vengono da loro stessi, mentre vedono assai perfettamente quelli altrui.
Siamo strani noi umani, possediamo occhi di lince nello scorgere i difetti del prossimo e siamo talpe cieche quando si tratta dei nostri. Dovremmo semplicemente rovesciare le cose: mettere i nostri difetti sulla bisaccia che abbiamo davanti e i difetti degli altri su quella dietro. Dopo tutto, i nostri difetti sono i soli che dipende da noi modificare e correggere.
Oggi nel mio rientro al cuore chiedo al Signore occhi di bontà e di misericordia.
Occhi puri e semplici donami, Signore, perché io ti veda!

La voce di un grande saggio
Disprezzare un singolo essere umano è disprezzare la potenza divina che è in noi e quindi far torto non solo a quell’essere ma, con lui, al mondo intero.
Gandhi

Solo in Te la mia vita ha un senso ora.


RomaSette - L'informazione on line della Diocesi di Roma

Seguire le "folli" parole di Gesù
(di Giampiero Palmieri)

«Gesù, l’Uomo che cammina, è quel folle che pensa che si possa assaporare una vita così abbondante da inghiottire perfino la morte.Coloro che ne seguono le orme e credono che si possa restare eternamente vivi nella trasparenza di una parola di amore, senza mai smarrire il respiro, costoro, nella misura in cui sentono quel che dicono, sono forzatamente considerati matti. Quello che sostengono è inaccettabile. La loro parola è folle; e tuttavia cosa valgono altre parole, tutte le altre
parole pronunciate dalla notte dei secoli?
Cos’è parlare? Cos’è amare? Come credere e come non credere?
Forse non abbiamo avuto altra scelta che tra una parola folle e una parola vana».

Così scriveva nel suo “L’uomo che cammina” Christian Bobin, sessantenne scrittore e poeta francese, dotato di un intuito formidabile per le cose dello Spirito.
Sentiamo anche noi, forse oggi come non mai, che ci troviamo di fronte a un’alternativa: o fare nostra la parola «folle» dell’Uomo che cammina o accontentarci di parole vane, sempre più vane e sempre più diffuse, così inconsistenti e vuote da essere instabili e fluttuanti, senza lo spessore dell’autenticità umana, la profondità della visione poetica del mondo, che sa cogliere il segreto delle cose. La parola di Gesù è la parola vera e nello stesso tempo folle della croce, la rivelazione del mistero di Dio sul volto deturpato e sulle labbra del Cristo Crocifisso. Di per sé le parole hanno una parvenza di
vacuità: non sono che un soffio. Eppure le parole di vita e di perdono del Crocifisso del Vangelo di Luca fendono l’aria, attraversano gli spazi e i secoli, per arrivare fino a noi: «Padre, perdonali!… Oggi tu sarai con me nel paradiso…Padre nelle tue mani io consegno la mia vita». Sono parole dette da Gesù nel suo ultimo respiro, eppure esprimono la potente follia della sua fede: niente e nessuno può fermare la vita di Dio, neppure la malvagità dell’uomo, neppure la morte!
Il mistero della Vita che è Dio è così sovrabbondante da inghiottire tutto, anche la morte! E questo è l’annuncio folle di una Parola che cammina e arriva fino a noi, e che non si ferma finché non risuona in ogni angolo dell’universo!
Non è un caso che questa parola, sulle labbra delle donne di ritorno da sepolcro nel giorno di Pasqua, appaia ai discepoli come un «vaneggiamento» (Lc 24,11), appunto come una follia. I due giovani rivestiti dello splendore della risurrezione ricordano alle donne come Gesù stesso avesse detto:
«Bisognava che il Cristo morisse per poi risuscitare il terzo giorno» (Lc 24, 6-7).
Anche queste parole del Maestro sono per i discepoli, compresi i dodici, parole folli, inaccettabili. Eppure chi ha imparato a mettere i propri piedi sulle orme di Cristo, andando dietro con fiducia ed audacia all’Uomo che cammina, ha capito il senso profondo del suo verbo di vita: si può rimanere «eternamente vivi nella trasparenza di una parola di amore», «senza mai smarrire il respiro».
È in Gesù, Parola vivente pronunciata dal Padre, Parola in cui l’amore risplende nella sua trasparenza più totale; è nello Spirito, soffio e respiro di Dio comunicato ad ogni essere umano, che gli uomini rinascono a vita nuova. Quell’anelito di vita e per la vita, che sperimentiamo in ogni fibra
del nostro essere, non è invano. È carico di una rivelazione e di una promessa: tu sei stato generato dal grembo e dalle mani del Padre della vita e sei chiamato a ritornarvi, un corpo solo con il Cristo glorioso, figlio nel Figlio. Chiediamo al Signore che dalla celebrazione della Pasqua emerga un
nuovo slancio vitale: la determinazione a seguire ancora più follemente il verbo dell’Uomo che cammina.

domenica 20 giugno 2010

Portami a Gesù.

Su, venite e discutiamo, dice il Signore.


Lavatevi, purificatevi,
togliete il male delle vostre azioni
dalla mia vista.
Cessate di fare il male,
imparate a fare il bene,
ricercate la giustizia,
soccorrete l'oppresso,
rendete giustizia all'orfano,
difendete la causa della vedova".
"Su, venite e discutiamo"
dice il Signore.

Gen Rosso - Grandi cose

Roccia di fedeltà

Con Gesù la vita ha senso.

...! Questo spazio
fatto di tre puntini
è ciò che trovo dentro di me.

Non è il nulla.
Non è il vuoto.
Non è mancanza di qualcosa.

Non è la fantasia che non c'è più.
Non è un idea da comprendere o da decifrare
non è una nuova armonia da suonare.

Non è una cosa mia
è lo spazio che riservo a Te
affinchè tu possa scrivere la più bella poesia
nella mia vita.

La tua mano
che scrive nel libro del mio cuore.
Incidi forte
questa nuova
storia d'Amore! ...!